lunedì 16 dicembre 2019
mercoledì 4 dicembre 2019
domenica 1 dicembre 2019
giovedì 21 novembre 2019
lunedì 18 novembre 2019
venerdì 15 novembre 2019
giovedì 14 novembre 2019
ToDo_#8_LA SCACCHIERA_Estratto
"In Libeskind il layer assume una forza drammatica. Non è lo strumento [...] di ricomposizione, ma è la presentazione del dramma di un mondo che non può e quindi non deve più rimettere insieme i pezzi." da "Architettura e Modernità. Dal Bauhaus alla rivoluzione informatica" di A.Saggio.
La scacchiera di Daniel Libeskind, ed in particolare del suo Museo di Berlino, è un vero e proprio strumento di comunicazione e di denuncia verso un mondo scollato, disinteressato. Stimolato presumibilmente dalle sue origini (nasce nella Polonia del dopoguerra (1946) da due genitori profughi dai campi di sterminio), l'architetto realizza un'opera simbolo della sua architettura, fondata sulla predominanza semantica della linea, ovvero "la capacità di rompere, di estendersi, di non racchiudersi nei "piani" della tradizione puramente funzionalista, ma del muoversi della linea nello spazio schizzando, lacerando e zigzagando in uno spazio nuovo."
Ne è un esempio il corpo principale dell'opera, consistente in una linea spezzata e obliqua a testimonianza della complicata relazione fra mondo e memoria. A mettere ordine è una linea retta, che intersecando in più punti la spezzata, crea un'asse temporale in cui il "come sarebbe dovuta andare" diviene speranza e poi consapevolezza. Lo strumento principe è quindi l'informazione;
Dal novembre 1988 di New York, infatti, il de-costruzionismo supera il concetto funzionalista del "esisto in quanto funziono", aggiornandolo con un "esisto in quanto informo".
Dunque, l'architettura inizia ad affrontare il dramma, inquadrato nella nostra storia, attraverso un talvolta minuscolo elemento dalle potenzialità illimitate.
"Le linee creano così dei micromondi e un universo di costellazioni e di potenzialità" , scrive A.Saggio nel suo libro, sottolineando come "E' un simbolismo quello di Libeskind che entra dentro le stesse fibre del fare architettura e che si appropria della costruzione e dello spazio."
Quest ultimo, risulta pertanto il palcoscenico ideale della "terza ondata" teorizzata da Toffler, sul quale la realtà viene illustrata attraverso forme, linee e la relativa scacchiera di riferimento.
L'ipotesi di vagliare tale ipotesi è nata dalla congruenza formale e dialettica della tessitura oggetto di studio, la quale scandisce delle linee guida lungo diverse spezzate, scandite da un elemento di "serenità" organico, piuttosto che rettilineo.
DANIEL LIBESKIND, Museo Ebraico, Berlino, 1989-99.
La scacchiera di Daniel Libeskind, ed in particolare del suo Museo di Berlino, è un vero e proprio strumento di comunicazione e di denuncia verso un mondo scollato, disinteressato. Stimolato presumibilmente dalle sue origini (nasce nella Polonia del dopoguerra (1946) da due genitori profughi dai campi di sterminio), l'architetto realizza un'opera simbolo della sua architettura, fondata sulla predominanza semantica della linea, ovvero "la capacità di rompere, di estendersi, di non racchiudersi nei "piani" della tradizione puramente funzionalista, ma del muoversi della linea nello spazio schizzando, lacerando e zigzagando in uno spazio nuovo."
Ne è un esempio il corpo principale dell'opera, consistente in una linea spezzata e obliqua a testimonianza della complicata relazione fra mondo e memoria. A mettere ordine è una linea retta, che intersecando in più punti la spezzata, crea un'asse temporale in cui il "come sarebbe dovuta andare" diviene speranza e poi consapevolezza. Lo strumento principe è quindi l'informazione;
Dal novembre 1988 di New York, infatti, il de-costruzionismo supera il concetto funzionalista del "esisto in quanto funziono", aggiornandolo con un "esisto in quanto informo".
Dunque, l'architettura inizia ad affrontare il dramma, inquadrato nella nostra storia, attraverso un talvolta minuscolo elemento dalle potenzialità illimitate.
"Le linee creano così dei micromondi e un universo di costellazioni e di potenzialità" , scrive A.Saggio nel suo libro, sottolineando come "E' un simbolismo quello di Libeskind che entra dentro le stesse fibre del fare architettura e che si appropria della costruzione e dello spazio."
Quest ultimo, risulta pertanto il palcoscenico ideale della "terza ondata" teorizzata da Toffler, sul quale la realtà viene illustrata attraverso forme, linee e la relativa scacchiera di riferimento.
L'ipotesi di vagliare tale ipotesi è nata dalla congruenza formale e dialettica della tessitura oggetto di studio, la quale scandisce delle linee guida lungo diverse spezzate, scandite da un elemento di "serenità" organico, piuttosto che rettilineo.
DANIEL LIBESKIND, Museo Ebraico, Berlino, 1989-99.
mercoledì 6 novembre 2019
lunedì 4 novembre 2019
domenica 27 ottobre 2019
giovedì 24 ottobre 2019
Iscriviti a:
Post (Atom)